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Cantare insieme ci fa stare bene, lo afferma uno studio pubblicato su Evolution & Human Behavior.

Se prima questa affermazione era il frutto di un’osservazione empirica, ora la nostra esperienza soggettiva di benessere gode del supporto del rigore del metodo sperimentale.

Il canto unisce i singoli e rafforza il gruppo

Da sempre l’uomo ha scandito i tempi sociali e lavorativi con l’ausilio della musica: cantare insieme favorisce il rafforzamento di un gruppo.

Una canzone può inoltre creare immediatamente un gruppo, come nel caso di questo flashmob di qualche anno fa a Trafalgar Square.

I canti di battaglia e le danze come la Haka dei Maori hanno la funzione pratica di terrorizzare il nemico mostrando l’unità e la coesione del gruppo dei guerrieri.

La musica serve come collante nelle relazioni interpersonali:

dalla condivisione delle voci si passa alla condivisione delle emozioni.
Cantare insieme porta all’instaurazione di relazioni e al rafforzamento dell’appartenenza a un gruppo umano.

Ad esempio i sostenitori di una squadra sportiva si identificano tutti nello stesso coro e lo usano per spingere i propri beniamini alla vittoria.

Così i cori natalizi nelle strade del Regno Unito servono ad abbattere il freddo dell’inverno col calore della vicinanza, delle note e delle voci.

Ogni momento sociale ha la sua melodia, ogni gruppo si caratterizza per la propria musica.

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La musica aumenta le soglie del dolore

L’effetto della musica aiuta a sopportare il dolore, ci fa sentire uniti e ci infonde forza.

I canti degli schiavi nelle piantagioni e delle mondine nelle risaie sono ottimi esempi di come una performance musicale di gruppo possa alleviare lo sforzo e le emozioni negative.

Daniel Weinstein e i suoi collaboratori hanno esaminato nel loro studio il ruolo della musica e delle performance musicali di gruppo, analizzando cosa accadeva prima e dopo delle sessioni di canto corale di 90 minuti.

Sono stati esaminati piccoli gruppi di diversa grandezza, composti dalle 20 alle 80 persone, e un macrogruppo da 230 individui.

L’effetto lenitivo del canto è stato verificato sperimentalmente e si è trovato che le soglie del dolore si innalzano maggiormente nei gruppi più numerosi, come a dire che:

Più siamo a cantare, meno sentiamo il dolore

Cantare insieme potenzia le connessioni sociali

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I risultati dello studio hanno inoltre mostrato che i sentimenti di inclusione e il rilascio di endorfine crescevano rispetto all’inizio delle sessioni di canto.

Inoltre:

 maggiori livelli di vicinanza sociale si associano al maggiore numero di individui presenti nel coro.

La constatazione che cantare insieme favorisce la vicinanza sociale, anche in grandi contesti in cui gli individui non sono noti gli uni agli altri, è coerente con le teorie evolutive che enfatizzano il ruolo della musica nel legame sociale.

Un meraviglioso esempio pratico di performance musicale di gruppo è senz’altro Rockin1000, una band di mille musicisti nata da un’idea di Fabio Zaffagnini.

Il loro video in cui cantano Learn to Fly dei Foo Fighters trasmette la sensazione di poter realmente volare sulle ali dell’energia sprigionata dalle voci e dagli strumenti dei mille musicisti!

Lo strudio sostiene inoltre che l’uomo in particolare è in grado di creare e gestire gruppi coesi più grandi rispetto agli altri primati: sarà forse perché in millenni di evoluzione l’uomo ha imparato a produrre e condividere buona musica?

Fonte: Group music performance causes elevated pain thresholds and social bonding in small and large groups of singers

Foto di Dun.can e Don O’Brien