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La musica si insinua ogni giorno all’interno delle nostre vite e ancor prima della nascita è per noi un elemento di forte impatto e caratterizza il nostro presente, i ricordi legati al passato, i pensieri e gli stati d’animo.

Oggi più che mai ogni genere musicale è costantemente alla portata di tutti e se un tempo si faceva ricorso a vinili e musicassette, adesso tutto viaggia attraverso i social e nove post su dieci del popolarissimo Facebook hanno per oggetto canzoni o cantanti e un fenomeno analogo avviene anche su Twitter,in cui sette azioni di following su dieci suonano a ritmo rock o pop.

Ecco alcuni recenti risultati scientifici e report di esperienze particolari in materia,che possono colorare con nuove sfaccettature l’idea che abbiamo sugli effetti che la musica può avere su di noi:

1. Il cuore segue il beat

Secondo uno studio di Luciano Bernardi, professore di medicina dell’Università di Pavia, il nostro cuore batte imitando il ritmo della musica che ascoltiamo.

2. La musica “accende tutto il cervello”

Il battito cardiaco non è comunque il solo costretto a cedere alle vibrazioni travolgenti della musica poichè secondo un altro studio, fatto dall’Accademia di Finlandia, la musica mette in funzione l’intero cervello attivando le aree creative ed emotive. L’amigdala che è il centro emozionale del cervello umano, è anch’essa influenzata dall’armonia musicale.

3. Il 90% delle persone ha sperimentato la pelle d’oca

“La pelle d’oca” è un’esperienza comune che tutti in alcune situazioni abbiamo provato e viene solitamente identificata con i brividi in generale. Uno studio condotto nel 2010 da Nusbaum e Silvia afferma che il 90% delle persone che ascoltano musica hanno sperimentato brividi in esecuzione lungo la schiena e che le melodie hanno effetti più potenti su soggetti con un’elevata apertura a sperimentare.

4. Migliora il lavoro

Secondo Costas Karagheorghis e David Lee-Priest inoltre ascoltare musica mentre si è a lavoro influenzerebbe in modo positivo le prestazioni dei singoli individui.

5. Colori associati alla musica

Queste notizie danno un quadro generale di tutti gli effetti che il suono ha sul nostro corpo ma è possibile cambiare i pezzi del puzzle dei nostri sensi e vedere la musica o gustare un brano?

Probabilmente non è facile immaginare ad un concerto della tua band preferita l’amico che si gira e ti chiede “Scusa, questa qui che colore è?” ma una ricerca condotta da Palmer nel 2013 mostra che le persone hanno la capacità di associare i colori alla musica. Sono state analizzate le associazioni tra musica e colore fatte da due gruppi, composti da soggetti provenienti dagli Stati Uniti e dal Messico.

I risultati hanno portato alla conclusione che persone diverse provenienti da parti del mondo differenti associano gli stessi colori a determinati brani e che la musica con un ritmo allegro viene associata a colori chiari e brillanti,mentre quella più triste o malinconica si associa a colori scuri e opachi.

6.La musica diventa luce

Stephen Orlando è un artista dell’Ontario che ha pensato di utilizzare delle luci LED per catturare e registrare i movimenti della musica. Ha attaccato i LED a degli archi speciali e li ha programmati per cambiare colore e trasmettere un senso del tempo durante l’esecuzione musicale.

In ogni singola foto si creano dei veri e propri sentieri di luce colorata che sono la visione di ciò che colpisce il nostro apparato uditivo.

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7.Vedere la musica

Se per molti veder ciò che si ascolta sembra paradossale, per Melissa McCracken una ragazza statunitense che ha scoperto a 15 anni di essere sinestetica,questa capacità è sempre stata qualcosa di naturale.

La sinestesia è un’esperienza percettiva in cui gli stimoli di un certo tipo evocano sensazioni di tipologia differente,una condizione per cui i sensi “s’incrociano”. Non è ancora chiaro a cosa sia dovuta questa facoltà ma Melissa è stata capace di farne la sua arte. Ha scelto di dipingere attraverso i colori ciò che la musica le fa vedere per esprimere agli altri quel che vede ascoltando un brano.

I suoi quadri regalano un viaggio in una dimensione colorata che poche persone del mondo riescono a percepire,circa il 4% della popolazione mondiale, e che lei racconta così:

“Io disegno la musica.Fino all’età di 15 anni credevo che tutti potessero vedere costantemente colori. Colori nei libri,nelle formule matematiche, colori ai concerti.Ma quando ho finalmente chiesto a mio fratello di che colore fosse la C (giallo canarino,per vostra informazione) ho capito che la mia mente non era così normale come pensavo.Vedo la musica, sai,un po’ come quel ragazzino de Il Sesto Senso.”

Ecco alcuni quadri che rappresentano come Melissa vede certe canzoni

David Bowie – Life On Mars

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Led-Zeppelin –  Since I’ve Been Loving You

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8.Gustare la musica

Se per Melissa la c è giallo canarino, per una musicista svizzera,il cui nome non è stato reso noto e che chiameremo convenzionalmente Heidi,

una canzone degli U2 potrebbe avere il retrogusto della birra irlandese ed una dei Pink Floyd quello forte del whisky.

Heidi ha la capacità di associare a determinati intervalli musicali la percezione di sapori.Un semitono le dà la sensazione di un gusto aspro e deciso,un intervallo di quinta le fa percepire il sapore dell’acqua pura.

Alcuni ricercatori dell’Università di Zurigo hanno compiuto alcuni test e le hanno dato sostanze di sapori diversi esponendola allo stimolo sonoro ed hanno scoperto che Heidi riusciva ad identificare gli intervalli musicali corretti in un tempo notevolmente più basso rispetto ad altri cinque musicisti non sinestetici.

Questa tipologia di sinestesia chiamata cromoestesia è stata di grande aiuto per il suo lavoro poichè più i suoni e le pause sono ben definiti più le sue sensazioni gustative e visive sono intense.

9. Si può apprendere la sinestesia?

Sarà possibile imparare a percepire i suoni in maniera diversa?

Questi elementi sorprendenti oltre che incitare molti studiosi ad approfondire l’argomento,fanno insorgere una domanda: possiamo apprendere la capacità di vedere, (naturalmente, senza il bisogno di strumenti o marchingegni) la musica, o di sentirne il gusto?

Dei ricercatori dell’Università di Amsterdam hanno risposto a questa domanda scoprendo che una forma di sinestesia conosciuta come “grafemacolore” può essere appresa poichè nelle aree cerebrali dei soggetti che sono stati coinvolti nel loro esperimento si sono create delle associazioni temporali lettera-colore tipiche dei sinestetici.

Non si può ancora stabilire un limite preciso alle capacità che possediamo di intrecciare il nostro percetto sensoriale al fluire dell’eco dei suoni dentro noi, ma quel che emerge è che ci sono ancora tante sfumature delle modalità di percepire musica che rappresentano spazi bui e vuoti che potrebbero invece esser colmati d’interesse.

Articolo di Giulia Bianca Leopardi con supervisione di Romeo Lippi

Ecco l’articolo originale dove trovate tutti i riferimenti agli studi citati!  

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