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cervello, emozioni, musica, aree cerebrali, attivazione

Questo fermoimmagine mostra come cambia l’attività del cervello di un soggetto mentre ascolta un brano musicale. Grazie alla legenda si possono notare le aree maggiormente sollecitate, che durante l’ascolto del brano oscillano fra una maggiore e una minore attivazione.

Il prof. Edward Large e il suo team di ricerca alla University of Connecticut (UCONN) da qualche tempo stanno esplorando come la musica comunica emozioni all’ interno del cervello di chi la ascolta.

La letteratura scientifica all’inizio ipotizzava che la musica evocasse emozioni, all’ interno del nostro cervello, sfruttando costrutti psicologici profondi che si sono radicati nella nostra psiche grazie all’ evoluzione della specie.

Con i progressi della diagnostica invece, si sta ipotizzando che la musica parli al cervello attraverso un linguaggio tutto suo,  che noi umani non possiamo nemmeno immaginare!

musica cervello autismo evoluzione della specie

Un nuovo strumento

Large insieme a Nicole Flaig, un dottorando del suo laboratorio Music Dynamics Lab, ha usato un nuovo scanner di risonanza magnetica funzionale (fMRI) per sondare con precisione come i vari sistemi neurali sottostanti al cervello reagiscono alla nostra percezione di stimoli musicali.

Clicca sul videoclip qui sotto e guarda le aree del cervello che si attivano!

Si tratta dello Studio Op. 10 n. 3 Tristezza, una composizione musicale per pianoforte scritta da Chopin.

Quando il tempo e l’intensità della musica di sottofondo cambiano, aumenta l’attività cerebrale delle regioni dell’ascoltatore associate alle emozioni, alle capacità motorie e al sistema dei neuroni specchio.

«Lo scanner fMRI permette ai ricercatori di vedere – e possibilmente trovare – associazioni tra differenti aree del cervello che contemporaneamente rispondono ad uno stesso stimolo» (Poitras, 2016)

perché durante l’ascolto musicale, in maniera alternata, si attiverebbero diverse aree cerebrali.

Attraverso questa tecnica le ricerche potrebbero spaziare ben oltre il campo della musica, perché, se la musica è un linguaggio, studiando i processi neurali alla base della percezione del campo musicale, si potrebbe ottenere maggiore comprensione di come le nostre menti elaborano diversi modelli di comunicazione.

Musica e Cervello per Autismo ed emozioni

Il prof. Large, nell’utilizzo di questa tecnica sorprendente, sta ipotizzando che la propria ricerca potrebbe contribuire a conoscere meglio e ad avere più informazioni sulla gestione delle comunicazioni e delle emozioni dei soggetti con Disturbo dello Spettro Autistico.

«Uno dei maggiori problemi per le persone con disturbo dello spettro autistico è la comunicazione, la comunicazione soprattutto emozionale e comprendere le emozioni della persona con la quale stanno parlando» (Large cit. in Poitras, 2016)

E quindi

«Se riuscissimo a capire meglio come funziona l’emozione nella nostra mente, forse potremmo capire cosa non va in una persona con disturbo dello spettro autistico. Forse c’è un deficit nella ritmicità del loro cervello, per esempio» (Large, cit. in Poitras, 2016)

Nel video, diventato virale, un bambino autistico si emoziona tantissimo durante la performance dei Coldplay.

Musica e cervello: quando la macchina non può sostituire l’uomo

Flaig, inoltre, sta portando avanti una ricerca secondo cui non sono solo il tempo della musica (lento o veloce), il volume o la dinamica che possono influenzare le emozioni, ma anche la modalità e la fonte sonora da cui proviene la musica.

Ha chiesto a delle persone di ascoltare un brano di musica classica eseguita da un pianista il quale suonavo inserendo diverse sfumature nell’esecuzione: suonava più forte in alcune parti e più morbido in altre. Poi hanno ascoltato lo stesso brano eseguito da una macchina che non varia i volumi.

musica cervello autismo pianista performance

Lo studio ha dimostrato che la performance umana ha suscitato una maggiore risposta emotiva,

Secondo gli studiosi questa “differenza emotiva” è dovuta alle sfumature (suonare più morbido o più forte) del pianista, anche se nessuno dei partecipanti aveva mai ascoltato prima quel brano.

Articolo di: Andrea Montesano 

Bibliografia

NATTIEZ, J.-J. (2006). Enciclopedia della musica. Il suono e la mente. Vol. 9. Milano: Giulio Einaudi.

POITRAS, C. (2016). Music and the Mind. in http://goo.gl/3hqeZD  (17/04/16).

VICARI, S. – CASELLI, M.C. (2010). Neuropsicologia dello sviluppo. Normalità e patologia. Bologna: Il Mulino.

VIO, C. – LO PRESTI, G. (2014). Diagnosi dei disturbi evolutivi. Modelli, criteri diagnostici e casi clinici. Trento: Erikson.

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