Music to their ears è una terapia basata sulle canzoni ed è dedicata a tutti quei bambini con problemi legati allo sviluppo oppure con patologie psicologiche più o meno gravi.
Kate Pereversoff è una musicoterapeuta che, alla scuola Renfrew Education di Park Place, ogni settimana tiene delle lezioni musicali dedicate ad una classe in cui il 70% dei bambini presenti soffre delle patologie più svariate: dai disturbi dello spettro autistico alla paralisi cerebrale.
Ti può interessare anche: Le canzoni per favorire la ripresa dall’ictus
Ma cos’è esattamente Music to their ears? È solo un modo per svagare i bambini o c’è qualcosa di più?
Per chi non si intende di psicologia, a prima vista, il progetto può sembrare una semplice classe musicale dove si impara a cantare o a suonare uno strumento. In realtà c’è molto di più: per i bambini le canzoni sono una vera e propria terapia.
Pensiamo alle canzoncine che noi stessi abbiamo imparato durante l’infanzia: sono utili per fissare nozioni come i suoni emessi dagli animali, per imparare l’alfabeto italiano o di altre lingue straniere, o ancora per imparare storie facendo gruppo.
Questo stesso concetto di apprendimento, viene applicato a scolari con patologie, raggruppati in classi appositamente create: la musica diventa il fil rouge, il motore di aggregazione e mezzo principale per farli partecipare e socializzare tra loro.
Un esempio pratico può essere applicato a tutti quei bambini che non hanno modo di comunicare verbalmente: attraverso la musica hanno la possibilità di giocare con un determinato strumento e con il proprio corpo, imparando movimenti che possono aiutare nell’espressione di stati d’animo e particolari emozioni.
La Dottoressa Pereversoff ha visto bambini sviluppare la consapevolezza nei confronti di altri soggetti, proprio grazie alla condivisione degli strumenti musicali.
O ancora, li ha visti reagire nel momento in cui non ricevevano lo strumento da loro desiderato. L’esternazione delle emozioni provate, per bambini con patologie cerebrali, è un enorme passo avanti e solo con lo sfogo è poi possibile lavorarci per imparare a regolarle.
Il gioco aiuta i bambini a sviluppare una buona capacità motoria e il movimento scandito sulle battute è un ottimo metodo per insegnare la coordinazione.
Utilizzare più generi musicali, sapientemente miscelati fra loro, è una modalità utilizzata in Music to their ears per aiutare i bambini a passare da un’attività all’altra senza traumatizzarli in alcun modo.
Molti studenti, infatti, dopo un po’ che ascoltano le medesime canzoni si abituano alle stesse ed iniziano a compiere i movimenti in maniera completamente automatica. La musica non deve essere prevedibile e non deve diventare routine quotidiana, per questo è necessario non fossilizzarsi sulle stesse canzoni durante le sedute.
Il potere delle canzoni: medicina uditiva!
La musica è come se fosse una medicina uditiva.
Cosa significa questa frase? Te lo spiego subito.
Pensa a quando senti la tua canzone preferita in radio, come ti senti? Inizi a sentire un senso di benessere, inizi a muovere la testa ed il corpo e inizi ad urlare a squarciagola per cantarla.
Jennifer Buchanan, fondatrice della JB Music Therapy, spiega che le canzoni agiscono esattamente come un farmaco e la scienza sta raggiungendo dei buoni risultati clinici nel suo utilizzo per aiutare persone affette dalle patologie più diverse.
Inoltre, la stessa Buchanan sostiene che non è solo il cervello ad essere colpito dalle canzoni, ma anche il livello degli ormoni. La musica è in grado di modificare i livelli di ossitocina, serotonina e dopamina.
A livello neurochimico, la musica agisce come fattore per il sollievo dell’umore e, come un vero e proprio farmaco, alimenta i centri di ricompensa del cervello. Non c’è da meravigliarsi che i bambini rispondano a tutti i generi di musica sin dalla giovane età.
L’utilizzo delle canzoni si è dimostrato utile anche per diminuire lo stress, per la gestione dell’ansia, per migliorare l’interazione sociale, le capacità comunicative verbali e non verbali e per favorire la reciprocità socioemotiva nei bambini affetti da autismo.
La fondatrice della JB Music Therapy, in una sua intervista, ha affermato:
Ho visto mio figlio di nove anni, affetto da autismo, trasformarsi attraverso la musica.
Quando era piccolo, la creazione di sedute di danza nella nostra cucina erano un modo stimolante per aiutarlo a muoversi, partecipare e alla fine per cantare addirittura insieme.
In seguito, abbiamo preso parte a tre sessioni di terapia di ascolto utilizzando il Metodo Tomatis, un programma basato sulla musica che mira a rieducare il cervello per ascoltare e elaborare meglio il suono.
Lo scorso autunno aveva come compito l’ascolto di una combinazione di canto gregoriano e Mozart, per un massimo di due ore al giorno durante tre periodi di due settimane.
Abbiamo notato che il programma aveva un effetto calmante a casa, e il suo insegnante ci ha segnalato un maggior impegno verbale, partecipazione e concentrazione in classe.
Quattro mesi più tardi e si è trasformato in un vero e proprio chiacchierone e, anche se è difficile attribuire i progressi alla terapia, sono certa che sia così.
Certo, il caso di Jennifer Buchanan è sicuramente tra i più eclatanti: spesso in soggetti con gravi problematiche motorie i progressi si misurano semplicemente con il battere le ciglia, ma questo non significa che le canzoni non servano per la cura di patologie cerebrali, anzi!
Quando si ha a che fare con malattie che vanno ad intaccare le capacità di movimento, anche i progressi più piccoli sono da considerarsi enormi passi per lo sviluppo.